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I labirinti della mente: riflessioni tra arte e psicologia
31 Gennaio 2020|| 21:00 - 22:30
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Per la stagione dei LABIRINTI:
Il professor Stefano Ferrari parlerà dell’articolata e poliedrica capacità dell’arte e dell’artista di assorbire o riflettere, a volte amplificare, ma nello stesso tempo contenere, spiegare e dare voce agli enigmi e alle contraddizioni della nostra psiche.
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Stefano Ferrari – presidente di PsicoArt – Associazione di Psicologia dell’arte APS – ha insegnato Psicologia dell’arte e Psicologia dell’arte e della letteratura presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna.
Alcuni suoi lavori:
Scrittura come riparazione: saggio su letteratura e psicoanalisi, Laterza, Roma-Bari 1998;
Lineamenti di una psicologia dell’arte. A partire da Freud, CLUEB, Bologna 1999;
Lo specchio dell’Io. Autoritratto e psicologia, Laterza, Roma-Bari 2002;
(a cura di) Autoritratto psicologia e dintorni, CLUEB, Bologna 2004
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14 Dicembre 2017 intervista a Segno.eu:
Anche da un punto di vista teorico, nelle mie lezioni di Psicologia dell’arte, uno dei presupposti è che gli artisti, come già diceva Freud, hanno molto da insegnare alla psicologia. Ci sono spesso delle straordinarie sovrapposizioni e degli intrecci suggestivi tra le poetiche degli artisti (le riflessioni sul loro fare arte) e la psicologia, soprattutto la psicologia del profondo. Il che non significa che poi gli artisti abbiano una particolare simpatia per queste discipline, soprattutto se esse diventano troppo saccenti e pretendono di spiegare “troppo”… Anzi, come si è notato molte volte, questo occuparsi in fondo delle stesse cose, degli stessi enigmi – questo eccesso di familiarità tra arte e psicoanalisi – può rovesciarsi nel suo contrario e dare luogo a una sorta di reciproca resistenza, che ha le sue radici nelle dinamiche del perturbante, una familiarità rimossa e che ritorna nonostante tutto.
Ma a parte il piano teorico, è lo sguardo che l’artista ha sul mondo che è fondamentale… sia quando ci comunica la bellezza e la gioia, sia quando – molto più spesso – ci mette di fronte al dolore e all’angoscia. Perché nell’arte c’è sempre – io credo – una qualche possibilità di riscatto. O almeno, voglio continuare a crederlo: non a caso, parlo di arte come riparazione…